Consulenza organizzativa e consulenza specializzata: qual è la differenza?

Consulenza organizzativa

La consulenza specializzata è quella che forniscono alcuni professionisti o aziende in uno specifico settore (sicurezza sul lavoro, privacy, fisica medica, IT, elettromedicali, fiscale, legale, marketing…).

Ogni esperto fornisce soluzioni per le richieste del cliente.

La consulenza organizzativa invece presuppone la conoscenza delle consulenze specializzate necessarie all’azienda o al professionista in questione, e analizza i processi chiave dell’attività  oltre a  fornire il supporto necessario per ottenere un controllo di gestione adeguato agli obiettivi che la direzione si pone. 

La consulenza organizzativa si basa sui dati, che sono gli elementi grezzi dei processi. I dati elaborati diventano informazioni che sono il bene intangibile di tutte le organizzazioni. Ecco perché raccogliere i dati, sintetizzarli e analizzarli è fondamentale per orientare il business e il consulente organizzativo aiuta a mettere a punto un sistema di gestione dei dati che consente di investire tempo e risorse sui processi diretti e/o indiretti utili all’orientamento del business.

Per questo motivo chi si occupa di consulenza organizzativa deve avere una conoscenza a 360° del settore di cui si occupa. 

Se è vero che le organizzazioni condividono tutte gli stessi problemi, (gestione delle risorse umane, gestione dei processi primari ed ausiliari, gestione dell’approvvigionamento delle risorse, gestione dell’amministrazione, della manutenzione, della qualità, della relazione con il cliente  e dell’organizzazione interna) è altrettanto vero che ogni settore ha le sue specificità.

Le aziende di prodotto hanno caratteristiche diverse dalle aziende di servizio, i servizi di ristorazione sono diversi dai servizi di cura, quelli di servizio e prodotto sono diversi ancora, ma la consulenza organizzativa basata sulla conoscenza del settore consente la messa a punto di sistemi di controllo altamente precisi. 

Come consulente organizzativo devo conoscere la quantità di norme che impattano sul settore e devo assicurarmi che i processi siano  “compliance”. 

Ad esempio, ogni dato raccolto rappresenta un elemento di un evento significativo per l’attività e deve essere raccolto nel rispetto del GDPR. Ogni dato deve essere elaborato nel rispetto del GDPR. Ogni dato deve essere trasmesso in ottemperanza del GDPR ed ogni dato deve essere custodito ed archiviato nel rispetto del GDPR. Tradotto e applicato al comparto odontoiatrico significa che: 

  • Ogni dato  relativo all’anagrafica del paziente deve essere privacy – sanità -compliance
  • Ogni dato relativo  all’anamnesi medica del paziente deve essere privacy- sanità -compliance
  • Ogni radiografia, fotografia, scansione o impronta analogica  del paziente deve essere privacy- sanità -compliance
  • Ogni dato digitale o analogico del paziente deve essere tramesso in modo conforme alla privacy- sanità -compliance
  • Ogni dato del paziente raccolto ed archiviato deve essere gestito in modo compliance alla privacy della sanità.

In questi 5 macro-processi c’è il core business dell’attività odontoiatrica e la privacy è solo una delle norme che impattano sui processi. Si aggiungono a cascata tutto un elenco di norme e leggi che mirano a tutelare i pazienti e indirettamente gli operatori sanitari. 

Avere un sistema di gestione dei dati significa conoscere il comparto e le sue norme, conoscere i processi diretti ed i processi ausiliari o indiretti, conoscere quali dati è necessario raccogliere e tracciare, conoscere quanti e quali possono essere gli obiettivi di business del settore, bisogna saperli elaborare con logiche adeguate e infine bisogna farli diventare gli elementi un punto di riferimento per le analisi del business nel tempo. 

Mettere a punto questo sistema con l’obiettivo di cederlo all’organizzazione formando le risorse umane interne richiede 3 anni di lavoro: il primo anno per mappare i processi, rilevare i dati, organizzare le risorse che consentono di rilevare i dati. Il secondo anno per la formazione e il monitoraggio delle competenze apprese, il terzo anno per impostare le eventuali dinamiche di controllo, affinchè si possa garantire stabilità nel tempo.

Diverso se all’interno dell’organizzazione è presente un Office Manager: in questo caso la consulenza organizzativa può durare meno: il primo anno si rilevano i dati oggetto di raccolta sistematica, si perfezionano, e si costruisce il sistema di gestione dei dati, si affinano le competenze dell’Office Manager e il secondo anno si offre un supporto per la messa a regime del sistema da parte dell’Office Manager. 

La sfida attuale di tutte le aziende è trasferire alle risorse umane l’importanza della raccolta precisa e puntuale dei dati durante i processi diretti o ausiliari . A un tempo operativo di prima linea (frontline) deve corrispondere un adeguato tempo operativo per la linea di fondo ( back line), che consenta agli stessi operatori coinvolti in prima linea l’elaborazione dei dati raccolti. Questo cambia il modo di gestire l’orario di lavoro dell’operatore e a cascata l’intera organizzazione.

L’obiettivo è fare analisi di business intelligence basate su dati raccolti in modo sistematico e “compliance”, grazie a processi organizzati e monitorati, con operatori coinvolti coordinati da un Office Manager supportato da un Consulente Organizzativo o direttamente dal Consulente Organizzativo esterno.

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