Differenze tra professionista e imprenditore: quali sono?

differenze tra professionista e imprenditore

La definizione dei ruoli è fondamentale in tutti gli ambiti della vita, perché i ruoli definiscono le aspettative e “spiegano” i comportamenti.

Il ruolo del professionista e quello dell’imprenditore ad un certo punto della vita possono coincidere e non solo perché un professionista opta per un regime fiscale societario anziché un regime fiscale da libero professionista. 

Che differenza c’è tra un professionista e un imprenditore?

Hanno interessi e ambizioni differenti. 

Il professionista si soddisfa aumentando le sue conoscenze e le sue competenze. Fare in prima persona e sempre meglio è la sua motivazione, si soddisfa apprendendo nuove conoscenze, imparando nuove abilità ed ha un set mentale completamente diverso dall’imprenditore. Il professionista  è la forza produttiva della sua attività, se si ferma il professionista si ferma l’attività. 

L’imprenditore si soddisfa dando lavoro agli altri, si soddisfa nel realizzare la sua idea di qualità, di servizio, di prodotto e nel renderlo disponibile sul mercato. L’imprenditore si soddisfa nel governare il business, nel fare in modo che l’organizzazione produca esattamente il prodotto definito, eroghi il livello di qualità dei servizi deciso, il cliente incontri esattamente la promessa fatta e questo anche quando la richiesta aumenta, investendo per  governare la sua impresa, la cui forza produttiva è costituita da altri. 

Il professionista non delega e se delega lo fa in modo “esasperante”, se potesse, deciderebbe anche il ritmo del respiro che il subordinato o il collega dovrebbe adottare mentre esegue l’attività delegata. Per quanto bene faccia un altro, farà fatica a complimentarsi con l’altro, ad apprezzare il lavoro degli altri perché il professionista è… un filino egoriferito. 

L’imprenditore al contrario delega e spazio all’altro di agire e di crescere. Stabilisce i vincoli operativi che soggiacciono al livello di qualità che intende fornire con il suo prodotto o con il suo servizio, e poi autonomia operativa. Apprezza il lavoro degli altri perché sa che senza gli altri il suo business non esisterebbe. 

Il professionista è centrato sul processo. L’imprenditore è centrato sul risultato, perché il processo è sotto il controllo dei sistemi di governance.

Il professionista investe su ciò che gli piace e che serve a lui, l’imprenditore investe su ciò che serve agli altri per lavorare. 

Se lavorate per un professionista riterrà “inutile” o “rimandabile” qualunque investimento di cui lui non riesca a beneficiare in modo diretto. Ho visto professionisti far lavorare dipendenti in spazi angusti, striminziti, su sedie tutt’altro ergonomiche senza battere ciglio, ed ho visto spazi generosi se non addirittura confortevoli per ospitare attrezzature di loro utilizzo. 

Se lavorate per un imprenditore riterrà utile qualunque investimento incida sul livello di qualità del risultato o sul tempo impiegato per produrre il risultato, investirà su ciò che serve per migliorare il clima aziendale e per far stare meglio i suoi dipendenti. 

Per un professionista il team è composto da persone che devono occuparsi per suo conto di tutto ciò che a lui/lei non piace o non interessa. Fate qualcosa che a un professionista non piace fare ed avrete la sua gratitudine ed avrete autonomia e libertà di azione ma non come forma di rispetto per la vostra competenza,  bensì con la formula della delega scaricabarile. 

Per un imprenditore il team è il cuore dell’azienda, è composto da persone che devono occuparsi per suo conto di tutto il processo produttivo del servizio o del prodotto perché il suo compito è la governance. Seleziona in base alle competenze e da autonomia delineando un percorso di carriera e gratificazione perché trattenere i talenti migliori è uno dei suoi compiti. 

Quando un professionista diventa imprenditore, cosa cambia? 

Il professionista deve cambiare il suo set mentale e deve imparare a distinguere i due ruoli e le aspettative correlate. 

Il professionista che gestisce l’attività di altri (colleghi alla pari o subordinati) deve farlo acquisendo prima possibile le abilità del leader di impresa se vuole che il suo business si consolidi e renda a medio lungo termine. Deve dare prospettive sul futuro a chi lavora con lui e per lui, deve disegnare profili di carriera possibili, inserire modelli di gratificazione e crescita. Deve lasciare quanto prima possibile la gestione “a pancia” dell’attività. Da egoriferito deve diventare eterocentrico, deve lavorare prima su stesso con autodisciplina e poi con la stessa autodisciplina sulle condizioni da creare per consolidare il business. 

In qualità di Coach che opera solo in ambito business, capisco al volo  quando ho davanti un set mentale da professionista e quando ho davanti un set mentale da imprenditore.

Il primo fa acqua sull’autodisciplina. I primi due appuntamenti li rispetta perché nel primo ha la sensazione di fare qualcosa di utile e/o di importante, nel secondo si rimanda una immagine di illuminato che dedica tempo prezioso a qualcosa che non è diretta erogazione del servizio; al terzo appuntamento inizia a spostare gli appuntamenti in funzione dei suoi impegni di lavoro (come se lavorare su di sé non fosse il lavoro più importante) perché lavorare su stessi è faticoso, ha sempre un alibi pronto che giustifica perché non ha fatto quello che aveva concordato di fare e ci vuole la pazienza di Giobbe per fargli compiere il suo cammino personale in direzione di una leadership da imprenditore. Al primo incontro racconta tutto ciò che “gli altri del team ” non fanno per Lui o come vuole Lui e delinea obiettivi del tipo “voglio lavorare meno ed avere più tempo per me”, fatica a riconoscere cos’è che non fa lui per “gli altri del team” o come vorrebbero che lui facesse. 

Il secondo invece lo riconosco al volo perché mette le sue carenze al centro del problema. Mi chiama perché sa che se “l’orchestra” non suona bene è sua responsabilità, che è la sua direzione dell’ orchestra che va messa a punto. Passiamo certamente in rassegna “strumenti e musicisti” ma ci concentriamo su come creare le condizioni ideali affinché possano suonare al loro meglio, con l’obiettivo di acquisire le abilità della  leadership della direzione di orchestra.

Fissa gli appuntamenti per tempo e non necessariamente sempre in ufficio, a volte in momenti inusuali per gli orari di lavoro, perché ha una gestione del tempo diversa dal professionista che eroga in prima persona il servizio. Alcune sessioni di coaching hanno bisogno di una passeggiata o di un ambiente informale, a volte coincidono con un pranzo o con una cena, perché l’imprenditore nel coaching si centra su sé stesso percependosi come “il problema”. Quando è in una sessione di coaching è il protagonista che vuole acquisire le abilità di leadership che lo portino il più velocemente possibile verso il risultato atteso (dirigere meglio l’orchestra dei suoi musicisti ) e dà prova di grande autodisciplina. 

Lavoro prevalentemente con i dentisti o con specialisti del settore  (ovvero professionisti che hanno fatto la scelta di una branca e si specializzano in questa) ma ho la fortuna di lavorare anche con altri specialisti (avvocati, ingegneri, architetti) e con imprenditori del settore odontoiatrico e di altri settori. A prescindere dal contesto operativo (sanità privata o altri business) è il set mentale che conta: la leadership da imprenditore è un’abilità che si acquisisce: con i corsi (che divulgano conoscenze e lessico del business) e con il coaching che allena per mettere in pratica il nuovo stile di leadership. 

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